Mancano Monti, Letta e Fini. Per il resto, ci sono tutti, i barbagianni della politica. La corsa alla Presidenza è la scalata al palo della cuccagna. Come si fa a non entrare in gara?
Tutti i vecchi arnesi della fallimentare politica italiana sono usciti fuori come lumache dal guscio dopo la pioggia. Sono tutti pronti a dire di no, che non sono candidati, che non vogliono essere bruciati. Si schermiscono, anime candide. Ma sono lì, in attesa che il tiro al fantoccio faccia cadere gli altri, pronti ad offrirsi per il bene della patria.
Certo, manca il Berlusconi: una perdita. Lui cerca di rifarsi, facendo da contrappeso a Renzi, perché i suoi voti pesano e quindi conta anche lui. E’ interdetto, ma sulla carta. Domani si potrà dire che senza i voti di Forza Italia non ci sarebbe stato quel Presidente.
Nel tira e molla di questi giorni, fra Renzi e Berlusconi, c’è un reciproco ricatto. Forza Italia voterà la legge elettorale ma, in cambio, vuole un premio alla coalizione e non alla lista ed un nominativo accettabile per la Presidenza della Repubblica. Perché un premio alla coalizione? Berlusconi sa benissimo che Forza Italia non potrà mai superare il PD se gareggia da sola. In un’ammucchiata generale della destra (la coalizione), da Fratelli d’Italia a Casini e ad Alfano, invece, la destra ce la potrebbe fare.
Renzi vuole chiudere in fretta, perché la sua rappresentanza parlamentare gli si sfalda addosso, se continua a tessere gli elogi di se stesso ed a perdere consensi nei sondaggi. Il Patto del Nazzareno è un farmaco miracoloso: permette agli avversari politici di votare la distruzione dello Stato e della democrazia, nel vero, comune interesse, che chi vince prende tutto.
La legge elettorale proposta è una vergogna, una brutta e peggiorata replica del Porcellum, con un Parlamento di nominati e non di eletti, senza il contrappeso di un Senato che dovrebbe essere composto anch’esso di nominati, con soglie d’ingresso che schiacciano qualunque minoranza. Uno schiaffo agli elettori ed un insulto alla democrazia parlamentare.
In cambio di tutto questo, è possibile un Presidente di centro-destra, perché Berlusconi possa dire di aver negoziato e vinto. Ma chi? Non c’è nessuno.
A guardar bene, a destra c’è solo il vuoto. Certo, si fanno dei nomi: Castagnetti, Martino, Casini, i relitti del tempo che fu. Ci potrebbe anche essere un Amato, all’ultimo momento, il principe dei voltagabbani, tanto per salvare la faccia, proprio quello che in una notte di venerdì, come fanno i ladri, prelevò le imposte sui conti correnti degli Italiani.
A sinistra, invece, fioriscono candidature proprie ed improprie: da Bersani alla Bindi, da Grasso alla Finocchiaro, da Cassese a Del Rio, dalla Boldrini all’ineffabile Prodi (ho dimenticato qualcuno?). In fondo, quel che interessa a Renzi è che ci sia un Presidente non tanto spavaldo che gli lasci fare quello che vuole e firmi le leggi di sfascio del Paese.
Del fatto che di questi rigurgiti della politica nostrana gli Italiani non si fidino non importa niente a nessuno. Ciò che conta è che Renzi concluda la tornata senza riportare danni.
Per mettersi al riparo è ricorso perfino a 5Stelle perché giochino la partita con lui. E’ difficile avanzare supposizioni. I grillini sono sul piede di partenza, ma restano sempre fermi. Come si fa a votare concordi con gli autori del Patto del Nazzareno? Ancora bloccati su Rodotà?
I ludi presidenziali sono già cominciati, intrecciati con il terrorismo, con i marò, con la profondissima crisi del Paese, con le prossime elezioni greche, con la corruzione dilagante e così via.
Il mercato all’ingrosso delle candidature è, in realtà, il mercato dei ricatti. Altro che voti di scambio! Quelle erano sciocchezze.
Il disegno di Renzi (e di Berlusconi) è quello di trasformare la Repubblica in un’oligarchia dominata dal più forte, senza il consenso degli elettori. Al momento sono d’accordo per rubare consensi. Poi, si vedrà.
Abolito il bipartitismo, ridotto il Senato ad una caricatura istituzionale delle Regioni, che peraltro si vorrebbero sopprimere, cancellate le Provincie, tutto il potere va nelle mani del Premier che nomina, fa e disfa a suo piacimento.
Il Parlamento di oggi a tre, quattro voci, se passa la nuova legge elettorale, non ci sarà più. Diventerà una specie di Camera dei Fasci e delle Corporazioni, di antica memoria e di nessuna democraticità. Ma, allora, c’era una dittatura che, nonostante tutto, faceva anche cose importanti per il Paese, che invece oggi non si vedono affatto.
Si sta profilando una dittatura strisciante, fatta di annunci e di twitter, con qualche tocco d’inglesismo, tanto per far sapere che si è aggiornati e che si parlano le lingue dei Paesi civili.
Dieci milioni d’Italiani sono senza lavoro. Il debito pubblico è aumentato di altri 250 miliardi. L’edilizia, già dimezzata, negli ultimi tre mesi, è scesa dell’8% L’economia sta morendo di riforme che non servono a nulla, la politica continua a deludere e a baloccarsi con candidature da quattro soldi.
Un Presidente dovrebbe essere sopra le parti, rispettare la Costituzione (sembra ovvio, ma non lo è), richiamare l’attenzione sui veri problemi della gente che non ha più soldi e non ha più lavoro. Non dovrebbe essere un politico inciurmato in lotte di potere od un inutile taglianastri per opere pubbliche eterne e malfatte.
E’ superfluo illudersi che il buon senso aleggi nel Palazzo. Ci sono troppi interessi a restare in gara ed a proporsi. Anche gli sconfitti avranno un qualche premio di consolazione; tutto fra loro, e gli altri restano a guardare.
Roma, 20 gennaio 2015.