La ricomparsa di Berlusconi sulla scena pubblica, a Milano, in una piazza non molto affollata, doveva servire a rivitalizzare le folle, a rassicurare i sostenitori ed a confermare l’indispensabilità della sua presenza sullo scenario politico.
No, non ci siamo. Né il concorso di popolo (scarso), né il contenuto delle proposte hanno dato l’impressione di un cambiamento di stile e di propositi. Forza Italia resta un’associazione di reduci del ‘94, divisa da rivalità consistenti e legata ad uno schema politico trito e ritrito.
Cosa propone Berlusconi? Vediamo le sue proposte:
a – una riduzione delle tasse con unica aliquota al 20-30%, non una revisione profonda dell’intero sistema. Sparare proposte sulla tassazione eguale per tutti significa ignorare la progressività dell’imposta stabilita dalla nostra Costituzione.
Può anche andar bene, ma occorre cambiare la Carta costituzionale. Se il gettito diminuisce, diciamo della metà, i contribuenti pagheranno di meno e lo Stato avrà un minore incasso. Ciò significa riduzione delle attività, meno servizi, massicci licenziamenti,
E’ questo che vuole Berlusconi? Tutti con qualche soldo in più ma senza, ad esempio, sanità e scuole funzionanti? Dov’è la ragionevolezza della proposta?
b – L’esenzione dall’imposta sulla prima casa. La difesa della casa è cosa sacrosanta, perché le conseguenze economiche di questa situazione sono tragiche: deprezzamento del patrimonio immobiliare, crisi degli alloggi, blocco delle vendite, assalti alle abitazioni vuote e così via. Inoltre, si aspetta una nuova stangata dalla rivalutazione degli estimi catastali. Dimezzata l’IRPEF, abolita l’imposta sulla prima casa, come si concilia tutto ciò con il fabbisogno della spesa? Questo non lo dice Berlusconi. (rimandiamo alla proposta intelligente di Sladojevich Marcello sun la “minima unità abitativa” ndr)
c- Una doppia circolazione monetaria, con l’istituzione di una moneta interna. L’attacco all’euro va di moda ed è altrettanto stantio. Tutti ce l’hanno con questa povera moneta come se fosse la causa delle nostre rovine e non la sua conseguenza. La soluzione proposta è davvero stravagante. Dell’euro si può dire (a torto), tutto il male possibile, ma proporre una doppia circolazione in Italia, dell’euro e di una moneta nazionale, a parte le difficoltà giuridiche da sormontare, è solo stravagante. Berlusconi (ed i suoi incauti consiglieri), dovrebbero spiegare chi o cosa garantirebbe la nuova moneta nazionale che circolerebbe nel Paese. Immaginando che l’euro serva per le transazioni europee ed estere, si verificherebbe una corsa all’accaparramento dell’euro in cambio della nuova moneta nazionale con la quale, presumibilmente, sarebbero pagati pensioni, salari e servizi interni. Carta straccia da convertire, appena possibile, in altra carta straccia ma, almeno, un po’ più nobile. La proposta è risibile e metterebbe in funzione un controllo monetario ben complesso. Molto più serio sarebbe proporre il distacco formale dall’euro. Ma qui non se ne è avuto il coraggio. Almeno, la Lega parla di un referendum sull’euro, che è cosa più seria.
d – Cure gratuite soprattutto per i deboli le persone anziane anche per la cataratta e l’implantologia. Belle promesse, ma chi paga? La riduzione degli sprechi, certo, ma non basterebbe. Allora, perché non parlare di un’assicurazione obbligatoria generale contro tutte le malattie?
Con queste belle uscite “politiche” Forza Italia si avventura fra le macerie della sua non politica di questi ultimi anni, con la vana speranza di suscitare gli entusiasmi e le illusioni del ‘94. Purtroppo, la situazione economica è talmente grave che nessuno sembra occuparsene, se non con degli slogan. A furia di false promesse elettorali continuiamo ad essere presi in giro. Nessuno ci crede più. L’interesse del sistema è su come accaparrarsi i voti di 5Stelle in vista dei futuri giochi per il rinnovo del Presidente della Repubblica e per gli assetti elettorali. Queste sono le priorità.
Di rilanciare un’economia morente non se ne parla neppure. Nella famosa legge di stabilità è espressamente detto che le misure ivi contenute non servono al rilancio. Ed allora, tanto rumore per nulla?,
L’annosa e noiosa contesa sul famigerato art. 18 con la nuova legge sul lavoro servirà a creare un nuovo posto di lavoro?
Assolutamente no. In questo hanno ragione i Sindacati.
Eppure qui sono i veri problemi del Paese, per i cittadini e per le imprese. Un cumulo di chiacchiere mentre si sprofonda nel degrado economico e morale, negli scandali e nella mala giustizia.