La FIAT ha perso una causa ed allora ricatta i lavoratori.
Cerchiamo di chiarire: solitamente l’azione sindacale si concretizza con “agitazioni”, “contrattazioni”, “firma di accordi”, “sottoscrizioni di contratti nazionali di lavoro”, “scioperi” e robe varie. Insomma una dialettica con manifestazione di forza fra lavoratori ed imprenditori: ora vince l’uno ora cede l’altro.
Nel caso in specie, la FIAT, cambiando in una fabbrica ragione sociale avrebbe discriminato alcuni lavoratori perché appartenenti ad un sindacato particolarmente combattivo, la FIOM CGIL.
Di fronte a tali azioni, diciamo “padronali”, una volta e di solito si proclamano scioperi e blocchi della produzioni, occupazioni delle fabbriche, azioni/attività sindacali a iosa, talvolta anche al limite del lecito, come appunto i picchettaggi ai cancelli.
Nel caso specifico, questa volta, niente di forzoso: i lavoratori, sostenuti e guidati dal sindacato e dall’ottimo Maurizio Landini si sono rivolti al giudice. Preciso di non essere della CGIL, sono stato a lungo CISL con grosse responsabilità regionali, poi, per un periodo, sono stato responsabile affari legali e della comunicazione a livello nazionale della CISAL/FAILE, e d oggi sono di nuovo CISL/Pensionati …ma visto come si comporta questo leder Landini mi verrebbe la voglia di iscrivermi alla FIOM, se potessi!
Ebbene, niente agitazione sindacale. La FIOM di Landini ha fatto questo ragionamento: “…noi crediamo che la FIAT abbia infranto una legge dello Stato Italiano quindi ci rivolgiamo al Giudice per sentire ragione o condanna alle nostre pretese…”. Insomma nulla di violento ma una richiesta alla Magistratura indipendente di dar ragione o torto ai ricorrenti, così come si fa in un paese civile.
La sentenza di un Giudice dello Stato Italiano ha dato torto alla FIAT. Insomma per la legge italiana la FIAT ha fatto un errore amministrativo grave: ha assunto 20 persone “altre” e non ha voluto “scientemente” assumere chi per legge aveva un diritto soggettivo ad occupare quel posto.
In uno Stato di diritto normale, e capita di solito ai comuni cittadini come me, se si fa un errore e la Giustizia civile condanna l’attore del comportamento incongruo, costui ne paga le conseguenze: “…risarcisco chi ho “menomato” e ne subisco gli oneri economici per quella cattiva gestione delle attività d’impresa, pago per quella violazione di legge da me commessa…”.
La FIAT non vorrebbe far questo: siccome ha fatto un grave errore amministrativo, in scienza e coscienza!, cosa dice e cosa fa: “…se assumo gli esclusi di una volta licenzio gli inclusi in loro vece…”. Insomma ricatta e scarica il suo errore…ai limiti dell’illecito penale e non solo civilmente sanzionabile, sui lavoratori.
La cosa più ragionevole da consigliare alla FIAT, che mi sembra mal consigliata dallo stuolo di soloni legali di cui è attorniata, dovrebbe ammettere perlomeno “l’errore amministrativo” e tentare di sfruttare la copertura assicurativa (una grande azienda come FIAT avrà un’assicurazione per errore amministrativo…o no?) ed una trattativa incentivante, ma da lei pagata o dal proprio assicuratore, magari per “esodare” i quasi pensionandi, ovviamente senza nessun onere per lo Stato!
Nella vicenda ciò che mi meraviglia è la serie di “et” di precisazione espressi da Bonanni(CISL) e Angeletti (UIL), che sicuramente non fanno il bene dei lavoratori…ma non solo…con quei dubbi, certamente non costruttivi, rischiano di affondare lo Stato di diritto Italiano, già endemicamente precario.
Se avessi tempo e spazio vorrei pubblicare una lettera aperta che all’inizio degli anni ’90 mandai ai segretari CISL/FLAEI, Provinciale (Ugo Costapiani), Regionale (Luigi della Maggiora) e Nazionale (Occhipinti/Arsenio Carosi), dove per torti subiti dai lavoratori elettrici ABAC, e vinta da solo una battaglia pseudo legale con ENEL, ma a vantaggio di circa 2.500 lavoratori, rivendicavo un fattivo intervento sindacale sostenendo che “… se non avessimo fatto affermare allora uno Stato di diritto vero…non avremmo pagato noi in prima persona…ma i nostri figli…i nostri nipoti ecc”. Ebbene…noi ci salvicchiammo…ma ENEL non esiste più e certamente quello che è rimasto dell’azienda elettrica italiana non è un valore aggiunto per la nostra società produttiva e civile: le tariffe in Italia sono le più alte d’Europa e l’elettrificazione, oggi, è a totale carico degli utenti e dove più società elettriche creano solo confusione fra gli clienti…e dove spesso ignari cittadini si trovano “barattati( da un “Mercato Elettrico Enel” ad un “Mercato libero”.
Se alcuni sindacati sottaceranno oggi, saranno complici del fallimento del nostro sistema produttivo e di Stato di diritto di domani!
Maurizio Landini sei veramente un “esempio” da seguire, soprattutto quando richiami le imprese alla loro funzione costituzionale di valore sociale! Se ti avessero ascoltato, da tempo non avremmo caterve di disoccupati ed inutili delocalizzazioni d’impresa.