Feb 15

Non sono del PD, ma provengo da una famiglia di vecchi PCI. Io sono stato l’unico democristiano. Dirigente provinciale e consulente di molti parlamentari. Mai portaborse, però.
Ma le vicende del PD mi interessano, non foss’altro perché poteva essere l’unico aggregato da sperimentare nel parterre del nuovo nel panorama politico italiano: si sono provati tutti, non c’era rimasto altro che loro. Speravo il Nuovo nel metodo e nelle facce.
A sinistra, si diceva, si coniuga da sempre “modernità” e “contemporaneità”. Avevo inteso che c’era una predisposizione al “vero nuovo” e la capacità di sostituire le facce vecchie con quelle nuove, senza traumi, senza alzate di spade, senza ribellioni e colpi di code come accadeva in altre compagini politiche. Mi ero illuso dopo il trionfo di Renzi a Firenze, che rimane un’insula in flumine nata, un grande amministratore… ma mi sembra non molto amato dall’apparato “sinistro”!… eppure secondo me Renzi potrebbe essere l’unica ancora di salvezza per la sinistra italiana sgangherata… mi ero illuso, appunto, che un nuovo avanzasse… ma non mi sembra che le cose siano così!
Il PD, purtroppo, è nato vecchio nel metodo, nei progetti e nelle persone… sempre le stesse. Solo di recente un po’ allargato il parterre per le acquisizioni spurie di ex margheritini e qualche ex democristiano, di quelli che ai miei tempi sarebbe stato di quinta fila e che invece oggi risultano dirigenti di spicco di questo malnata compagine politica.
Malnata? Forse è meglio dire patetica e fallimentare compagine politica per se stessa e per l’Italia pulita.
La grande innovazione di contenuti che hanno saputo propinare gli ex comunisti, dopo essersi cambiati e ricambiati il nome, è stato l’istituto delle primarie, all’americana – ah beato te, quanto avevi ragione  Carosone… tu vu’ fa’ l’americano… ‘mericano…tu vu’ vivere alla moda…! – che purtroppo qui da noi non può funzionare perché, se nessuno se ne è accorto, noi non siamo in America ed abbiamo una cultura politica ben più articolata  degli Yankee.
Aver introdotto l’istituto delle primarie ha sancito anche un fallimento operativo di tutta la classe dirigente del PD…- composta  ex comunisti più ex margherita più ex pippiini… più ex gli di tutto… un buglione di razze politiche che hanno evitato l’infanticidio per puro caso ma che dall’origine avevano il vizio della manomorta, perlomeno sui rimborsi elettorali! – una compagine politica che non era più in grado di selezionare, formando, i propri candidati ad amministrare la cosa pubblica. Insomma il Partito Democratico non è in grado di selezionare la classe dirigente e quindi come tale potrebbe essere “un non senso”.
Le primarie rappresentano in se, perlomeno, un quadruplice problema e danno:
1)    così come sono strutturate nel nostro sistema, coloro che votano i candidati sono sempre meno e quindi i candidati, ed anche poi i vincitori, rappresentano una minoranza della minoranza minima.
2)    Le primarie innescano una lotta interna fraticida che si concretizza di fatto nel culto della personalità e non nell’elaborazione di un vero e proprio programma politico ed amministrativo. Prendiamo Genova, ma anche Bologna, ma anche Napoli ed andiamo alla ricerca dei programmi politici-amministrativi di tutti i candidati, vincitori e perdenti, alle primarie. I programmi politici non si trovano… perché non ci sono! Il programma viene sempre rimandato al dopo, da elaborare con i vertici del partito… il che attesta che le primarie non sono altro che un partitismo camuffato con l’aggravante che, esaurite le pratiche momentanee, per i successivi cinque anni i “nominati” fanno quello che vogliono e sono irraggiungibili dalla gente comune e dagli amministrati. Ma c’è un’ulteriore anomalia: spesso chi ha vinto le primarie per il primo mandato, se eletto, acquisisce il diritto ad essere ricandidato per un secondo incarico senza primarie. Insomma il “giuco (con dittongo iu) democratico” mi sembra minimo!
3)    Le primarie impegnano i vertici del partito in uno “scannamento” generale che alla fine dei conti produce l’indebolimento della linea politica generale ed al contempo logora tutto apparato politico con l’aggravante che “i trombati alle primarie”, al di là del fairpley, poi si disimpegnano nelle vere e proprie attività elettorali ed amministrative. Insomma le primarie così come concepite spaccano il partito in fazioni, nemmeno in correnti, tipo guelfi e ghibellini, e ciò non contribuisce certo all’elaborazione di un vero progetto politico ed ad un sostenibile programma.
4)    Le primarie potrebbero costituire anche la base del malcostume politico. Solo un esempio eclatante: per le “elezioni diffuse” del segretario Veltroni, i candidati dovettero necessariamente costituire dei “comitati di sostegno” nelle varie regioni e nelle varie  province d’Italia. Solitamente  i vari “funzionari residuali” del vecchio partito, non foss’altro che per conservare il posto di lavoro, si dovettero schierare con quel o quell’altro candidato… e si prestarono come attacchini di manifesti, come raccoglitori di fondi per la campagna elettorale del candidato, come collettori di voti ecc.. Insomma, mentre prima, con i congressi a tesi, si discuteva sui programmi politici e via via, fin dai livelli più bassi, si selezionavano i delegati ai congressi superiori, quindi qualsiasi iscritto poteva esprimere la sua capacità di leader confrontandosi nelle assemblee, nel nuovo sistema i candidati hanno bisogno dei “galoppini” che poi in qualche maniera andranno gratificati: alcuni andranno nei consigli di amministrazione delle società pubbliche partecipate, alcuni alla presidenza del… alcuni… alcuni… .
Il “Vetroni leader del PD” e candidato alla presidenza del Consiglio come anti Berlusconi alle politiche, fece in proprio le liste dei suoi nominati… – nominati perché per la candidatura al Parlamento, non essendoci né primarie, né preferenze, è il Segretario nazionale del Partito che propone e dispone. E quel segretario poteva dimenticarsi dei propri galoppini che lo avevano aiutato alle primarie? No, certo! Ed i galoppini erano uomini vocati ad essere leaders e rappresentanti della società civile o dei meri funzionarucoli? La risposta la troviamo sfogliando “i curricula” degli eletti alla Camera nel 2008, su 206 parlamentari iscritti al “gruppo del PD alla camera” il 40%  ha come qualifica professionale di provenienza… “ funzionario di partito”, rappresentante di comitato, “consigliere di gruppo politico” addetto alla segreteria del partito” e menate varie, il che acclara  il fatto che è l’apparato che rappresenta i cittadini e non le forze vive della società civile. Quando poi alcuni parlamentari vengono millantati come rappresentanti della società civile, avvocati, commercialisti, ingegneri, imprenditori, professionisti in genere … di fatto sono persone qualificabili come supporters che hanno portato a casa il sostegno per la famigliola trafficando più o meno nella politica!
Dunque, le primarie non rappresentano valore morale né sono un bene per la vitalità del partito. Capita che, quando un candidato “esterno all’apparato” riesce ad introfularsi nelle cinquine dei candidati… vince… perché lo stesso popolo “PIDDINO” non ha a disposizione programmi politici da valutare, non ha contatti con i propri rappresentanti nelle istituzioni politiche, è stufo dei proclami televisivi dei satrapi, è stufo delle esternazioni anti questo o anti quello o anti Berlusconi e si è “rotto le scatole” perché quel popolo, sia con Prodi, sia con Berlusconi, sia con Monti è sempre lo stesso a pagare e non sa perché, o meglio non sa a chi santo raccomandarsi visto che i propri leaders sono irraggiungibili. Allora sceglie il Demagistris di turno, il Marchese Marco Doria di SEL, l’Avvocato snob di Milano… il… il…, insomma sceglie “Uno” che sicuramente questo popolo di esclusi non considera un suo rappresentante ma perlomeno  rappresenta l’indicatore della sua rabbia: “TUTTI a CASA”. Lo vogliano o non capire i vecchi volponi del PD, anche quelli un po’ anagraficamente più giovani ed anche provenienti da altri abortiti partiti,  che la gente non li gradisce più?

Ultima ciliegina: un partito di così grandi tradizioni aveva bisogno di una pletora di banchieri per governare l’Italia? E li sostiene anche!
Se poi a Genova trionfa un Marchese, uno che è nobile di famiglia e insegnate universitario per predestinazione…, a Milano un Avvocatissimo, a Napoli un Magistratissimo, al Governo si sostengono i super banchieri, insomma personcine il cui stipendio mensile è a 4 zeri posti dopo la cifra dal 2 in su… allora ridateci il re, perlomeno Vittorio Emanuele ci fa ridere! Ed ha pure il coraggio di essere autobiografico quando raglia a San Remo!


La verità è unica: l’incapacità degli eredi del vecchio PCI e dei cattolici illuminati di base di scegliere con chiarezza il proprio destino politico.
Pure loro sono casta! Ed allora è giusto punirli!

written by Marcello Sladojevich \\ tags: , , , , ,


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