Ott 10

L’intenzione del Sindaco Matteo Renzi di riqualificare l’area di San Lorenzo mi trova pienamente d’accordo: sono assolutamente  favorevole alla quasi totale rimozione dei banchi intorno alla chiesa ed in tal modo l’edificio si possa riappropriare del proprio perimetro, oggi soffocato da teli e teloni. Ci di guadagnerebbe in visibilità e in decoro. In alternativa potrei aderire, come male minore, al partito “del salviamo qualche banchino” purché questi esercizi all’aperto commercializzano prodotti dell’artigianato tipico, nostro fiorentino, e non prodotti di provenienza cinese, indiana o coreana che con Firenze non c’entrano niente e tantomeno con l’anima artistica della nostra terra. Diamo licenze, ma contingentate, solo per valorizzare il nostro spirito artistico/artigianale: bravo Renzi!

Devo invece esprimere qualche riserva sul  proposito di completare oggi la facciata della basilica di San Lorenzo ripescando da progetto michelangiolesco.

Innanzitutto considero la facciata grezza il male minore fra tutti i progetti fin’ora presi in considerazione, ma soprattutto mi dichiaro totalmente contrario ad un “revival” storico che già la storia ha “ingoiato” e codificato nell’”ora per/come allora”, e mi riferisco alla specifica idea dell’elaborazione michelangiolesca. Questa interpretazione mi viene indotta dallo stesso Michelangelo che, proprio in relazione a questa basilica, avrebbe rilevato la presenza di numerosi problemi architettonici/stilistici, come quello essenziale del dover raccordare ed integrare la sua facciata alla chiesa brunelleschiana in oggetto, edificio a tre navate con quella centrale rialzata, mentre il suo progetto prevedeva una facciata che tende a nascondere o meglio ad attenuare la scelta architettonica interna  e quindi al massimo sembra solo accennare la tripartizione, togliendo la corrispondenza interno-esterno. E’ una questione molto complessa anche ad esprimersi, ma da dagli studi michelangioleschi traspare proprio questa difficoltà: rendere equilibrate le proporzioni architettoniche interne ed esterne della chiesa e comunque difficoltà “di numero e proporzioni” più vaste anche nel rendere il complesso “omologo” al contesto architettonico del sito: si sta ragionando del centro di Firenze, proprio accanto alle cappelle medicee, a due passi da Santa Maria in Fiore e dal battistero, proprio in un percorso ideale di anabasi al bello e del buono. Ovviamente non voglio mettere in discussione il genio michelangiolesco che, sicuramente, agendo in loco, avrebbe trovato le giuste proporzioni nei giusti compromessi stilistici architettonici: non si devono aver dubbi i calibri per integrare l’opera Michelangelo li aveva!

Mentre la questione che coinvolge noi diventa notevolmente complessa e rischia di portarci a soluzioni che potrebbero compromettere per sempre l’autenticità di un epoca, di uno stile e di una filosofia costruttiva così intimamente congiunta con il concetto di bello universale: il bello di ieri, il bello di oggi… il buono di sempre! In fin dei conti, se vogliamo ri-costruire qualcosa che ci leghi al passato ma senza per questo stravolgerlo, noi oggi abbiamo solamente uno splendido disegno e un modello ligneo non definitivo, entrambi visibili alla Casa Buonarroti, studi che potrebbero essere un punto di partenza per interpretazioni “successive” ma dobbiamo anche riflettere sul perché mai lo stesso Michelangelo, nonostante le ripetute sollecitazioni, non abbia mai consegnato un progetto definitivo.

Ora, nel prendere in considerazione, dopo 5 secoli, solo una parte della bozza di studio michelangiolesco potremmo commettere delle aberrazioni storiche ed artistiche che vanno anche contro la più semplice logica del “conservare secondo quello che la storia ha conservato” ma vi è di più: nelle varie discussioni che hanno animato questa primavera ed estate 2011, manca una considerazione importante di Michelangelo ossia le “previste” statue per arricchire la facciata, per movimentare i piani in modo da integrare architettura e plasticità in un unicum che già caratterizzano alcuni siti cittadini.

Nel ritornare ad attuare oggi qualcosa nemmeno di certo del passato, si corre inoltre il rischio di appesantire ulteriormente Firenze con una “pseudo patacca”, rischio già corso in Santa Croce ed anche già in Duomo.

Allora rispondiamo alla domanda: si vuole veramente completare la facciata di San Lorenzo?

Bozzetto di Michelangelo

Se questa volontà esiste, allora riprendiamo alla radice lo spirito di quell’epoca, che portò le arti e le famiglie mercantili fiorentine ad affidare i grandi progetti ad artisti di avanguardia “contemporanei”, sicuramente  nel loro periodo storico Giotto, Arnolfo di Cambio, Masaccio, Donatello e il Brunelleschi erano il punto più avanzato di quanto ci fosse nell’intero panorama artistico mondiale, si faccia quindi, oggi,  un bando internazionale per dare una facciata contemporanea alla basilica, senza stravolgere la storia, anzi rendendola attuale coniugando la modernità.

Insomma, lanciamo una sfida ai migliori architetti e ai migliori scultori del nostro tempo e esaltiamo la loro sensibilità e bravura “attuale e moderna”: starà a loro integrare vecchio e nuovo armonizzando quella sovrapposizione di stili che caratterizza la quasi totalità degli edifici giunti fino a noi. In tal senso il completamento non sarebbe una pennellata di calce che copre tutto, anzi avrebbe un senso e renderebbe ogni opera d’arte ed ogni intervento su di essa figlia del suo tempo, ove il tempo ed arte coniugano il superamento del tempo stesso proiettandosi verso l’universale.

 Un’idea da strada: e se rivestissimo di vetro la facciata in maniera tale da conservare l’immagine del passato ed allo stesso tempo usassimo appunto un materiale moderno?

 

written by Enrico Guarnieri \\ tags: , , ,


One Response to “FIRENZE: COME INTERVENIRE SERIAMENTE SULLA BASILICA SAN LORENZO?”

  1. 1. Enrico Mercuri Says:

    Forse questo url: ‘http://www.studiodim.it/San_Lorenzo_Firenze.htm’ può essere d’aiuto alla discussione.

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